La vera origine di “Bella Ciao”? La scoprì un Mugellano, ora intervistato da France 3
MUGELLO – Una troupe di France 3 pochi giorni fa ha fatto visita allo Studio Giovannardi e Rontini di Borgo San Lorenzo. Ma non hanno parlato di progetti architettonici. Con l’ingegnere Fausto Giovannardi, firenzuolino, hanno parlato di… “Bella Ciao”.
Sì, la famosa canzone partigiana, che di recente è divenuta famosissima anche in Francia – e pure in Germania, dove ha raggiunto il secondo posto nelle classifiche – : eseguita in una serie tv, “La Casa di Carta”, è diventata uno dei tormentoni dell’estate, una vera e propria hit, in diverse versioni: tra queste un remix, che non è certo un capolavoro, che alterna il testo originale a una base elettronica di chiara matrice house. La versione realizzata dal rapper e produttore congolese Maître Gims che ha chiamato a raccolta i cantanti Vitaa, Dadju e Slimane per un brano che unisce italiano e francese e che si muove tra l’epico e il reggaeton, ha svettato nelle classifiche francesi e su YouTube ha superato i 75 milioni di visualizzazioni.
Così nel luglio scorso Giovannardi fu contattato dal direttore dell’emittente televisiva pubblica France 3, Pierre Lalanne, che gli propose un’intervista. Lalanne sta lavorando a dei documentari, che saranno trasmessi nel mese di ottobre, dal titolo “La vita segreta delle canzoni”. “Mi piacerebbe parlare della storia della canzone Bella Ciao – scrive il giornalista francese a Giovannardi – so che lei è parte di questa storia, perché trovò le reali origini di questo canto”.
E’ così: era il giugno 2006 e Fausto Giovannardi era nel quartiere latino di Parigi. “Entro in un negozietto di dischi – racconta – vedo un cd con il titolo: ‘Klezmer – Yiddish swing music’, venti brani di varie orchestre. Lo compro, per due euro. Dopo qualche settimana lo ascolto, stavo andando a lavorare in auto. E all’improvviso, senza accorgermene, mi metto a cantare ‘Una mattina mi son svegliato / o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao’. Insomma, la musica era proprio quella di ‘Bella Ciao’, la canzone dei partigiani. Mi fermo, leggo il titolo e l’esecutore del pezzo. C’è scritto: “Koilen (3′.30) – Mishka Ziganoff 1919”.”
L’ingegnere firenzuolino ha avviato una ricerca: “Sì, così è iniziato il mio viaggio nel mondo yiddish e nella musica klezmer. Volevo sapere come una musica popolare ebraica nata nell’Europa dell’Est e poi emigrata negli Stati Uniti agli inizi del ‘900 fosse diventata la base dell’inno partigiano”. Il primo tassello è che nel 1919 il ritornello della canzone era suonato e inciso a New York. “Come poi sia arrivato in Italia – dice l’ingegnere – non è dato sapere. Forse l’ha portato un emigrante italiano tornato dagli Stati Uniti. Con quel cd in mano, copia dell’incisione del 1919, mi sono dato da fare e ho trovato un aiuto prezioso da parte di tanti docenti inglesi e americani. Martin Schwartz dell’università della California a Berkeley mi ha spiegato che la melodia di Koilen ha un distinto suono russo ed è forse originata da una canzone folk yiddish. Rod Hamilton, della The British Library di Londra sostiene che Mishka Ziganoff era un ebreo originario dell’est Europa, probabilmente russo e la canzone Koilen è una versione della canzone yiddish “Dus Zekele Koilen”, una piccola borsa di carbone, di cui esistono almeno due registrazioni, una del 1921 di Abraham Moskowitz e una del 1922 di Morris Goldstein. Da Cornelius Van Sliedregt, musicista dell’olandese KLZMR band, ho la conferma che Koilen (ma anche koilin, koyln o koylyn) è stata registrata da Mishka Ziganoff (ma anche Tziganoff o Tsiganoff) nell’ottobre del 1919 a New York. Dice anche che è un pezzo basato su una canzone yiddish il cui titolo completo è ‘The little bag of coal’, la piccola borsa di carbone”.
Giovannardi non si ferma. “La Maxwell Street Klezmer Band di Harvard Terrace, negli Stati Uniti, ha in repertorio ‘Koylin’ e trovare lo spartito diventa semplice. Provo a suonare la melodia… E’ proprio la Koilen di Mishka Tsiganoff. Ma resta un dubbio. Come può uno che si chiama Tsiganoff (tzigano) essere ebreo? La risposta arriva da Ernie Gruner, un australiano capobanda Klezmer: Mishka Tsiganoff era un ‘Cristian gypsy accordionist’, un fisarmonicista zingaro cristiano, nato a Odessa, che aprì un ristorante a New York: parlava correttamente l’Yiddish e lavorava come musicista klezmer”. Questa storia ora l’ingegnere mugellano racconterà ai Francesi. Non senza ricordare il significato storico e politico che questo canto assunse venti anni dopo la Liberazione.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 29 settembre 2018
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Caro Fausto, complimenti , la tua curiosità, intelligenza e preparazione fa onore a tutto il Mugello.
Bravo !!!!!