Dario Vettori, il liutaio della montagna
Firenzuola – Dario I Vettori è nato a Firenzuola, in provincia di Firenze nell’Alto Mugello, il 19 novembre 1903. Ha vissuto e lavorato lì tutta la sua vita e divenne noto come “Il liutaio della montagna”
Lassù, a Firenzuola, nel 1935, Dario Vettori forgiò il suo primo violino. Di punto in bianco, senza che nessuno gli avesse detto come fare. «Polistrumentista, negli anni Venti Trenta aveva tenuto concerti come violista del Quartetto Benelli e come chitarrista di un gruppo di musicisti itineranti (si spingevano fino alla costa romagnola) specializzati in serenate e in musica da ballo», racconta il figlio Paolo, classe 1945, che dal genitore ha imparato il mestiere trasmettendolo a sua volta ai figli, oggi trentenni, Dario II, Sofia e Lapo. E il fratello di Dario, Vasco Vettori, studiò al Conservatorio di Imola.
«Un giorno mio padre cominciò a studiare un manuale di arte liutaria della Hoepli, ma era talmente complesso che non ci capì quasi nulla. Trovò allora il coraggio di smontare il suo violino per vedere com’era fatto dentro. Da quel momento, grazie ad attrezzi realizzati per lui da un fabbro del vicino borgo di Moscheta e alle vernici preparate insieme al farmacista del paese Memo Zini, creò circa duecento strumenti che adesso sono disseminati per il mondo. Uno, per dire, è risbucato fuori in Giappone, un altro a Singapore». All’epoca Dario aveva trentadue anni, una moglie e un figlio (il primo di cinque ndr.il quarto morì di difterite ad un anno durante la guerra). Verrà soprannominato “il liutaio della montagna” perché dalla sua terra non vorrà allontanarsi mai. E anche il materiale per costruire i suoi strumenti lo trovava nei legni locali, da alberi che si recava di persona ad individuare sulle montagne dell’Appennino toscano. «Quel che aveva appreso da autodidatta non gli bastava. Cercava dei maestri. E ne ebbe uno a Imola: Primo Contavalli. Tra loro si instaurò una collaborazione fraterna. Non solo Contavalli gli svelò ogni suo segreto, il che non è così frequente tra i liutai, sempre molto gelosi del proprio sapere, ma gli aprì anche la strada del mercato giapponese – proprio mentre il suo antico insegnante di violino Emilio Benelli, che teneva lezioni a Domodossola e in Svizzera, gli procurava clienti elvetici. Contavalli e il babbo condividevano pure l’ideale politico. Entrambi socialisti, il loro rapporto si raffreddò negli anni Sessanta quando l’anziano maestro si vide superato a sinistra dal discepolo che aveva aderito al Psiup dopo l’entrata del Psi nel governo Moro».
A Dario Vettori, scomparso nel 1973, non si è mai sentito dire “ho fatto un bel violino”. Anzi, finito uno ne cominciava subito un altro per perfezionare ciò che non gli pareva ancora riuscito a dovere. Segno d’umiltà. Rammenta Paolo: “Negli ultimi anni di vita aveva acquistato un meraviglioso violino Ornati. Trascorreva giornate intere a osservarlo. A me sembrava una strana fissazione. Solo ora, alla mia età, capisco il piacere che ne ricavava: si riempiva gli occhi della bellezza dello strumento e ne studiava nel dettaglio la maestria della lavorazione». Da Giuseppe Ornati, del resto, Vettori aveva imparato molto. Il grande liutaio milanese l’aveva preso a benvolere, fornendogli consigli e perfino la formula per la vernice, dopo aver apprezzato alcuni suoi strumenti durante un concorso a Roma nel 1952. “Tant’è che certi violini del babbo venuti alla luce nel periodo in cui Ornati ebbe su di lui maggiore influenza oggi circolano sul mercato contraffatti, privati dell’etichetta originale in modo da fargli raddoppiare o triplicare di valore». E pensare che durante la guerra uno strumento di Vettori valeva sì e no come un paio di scarpe o qualche kilo di cafè. Il fatto è che Firenzuola stava sulla Linea Gotica e, quando venne distrutta, Vettori perse tutto. Non alcuni strumenti però, che teneva nascosti in orci sotterrati in una stalla. Fu grazie a questo piccolo tesoretto che la sua famiglia riuscì a superare, non senza troppi affanni, il tempo di guerra: si barattavano violini con gli Alleati in cambio di quel che serviva per tirare avanti. Perciò molti Vettori sono finiti in America. «Di recente a un’asta newyorkese è stato battuto uno dei violini tenuti nell’orcio, datato 1938», rivela Paolo.
Il liutaio firenzuolino è stato insignito di premi prestigiosi: tre medaglie d’oro alla Mostra di Genova-Pegli, nel 1956, nel 1958 e nel 1960; una medaglia d’argento a Firenze; una medaglia d’oro alla Mostra di Cremona nel 1965 per un quartetto. Durante la sua vita, Dario fece 156 violini, 37 viole, 2 violoncelli e 2 quartetti.
Morì il 12 giugno 1973.
Dario I Vettori was born in Firenzuola, in the province of Florence in Upper Mugello, on 19th November 1903. He lived and worked there all his life and became known as ‘The Violin-Maker of the Mountain”
His initial interest in the violin was as a musician.He was the pupil of Emilio Benelli and his brother Vasco Vettori, who studied at the Conservatory in Imola.
He later became the violist of the Quartetto Benelli.
He developed a passion for violin-making and became Primo Contavalli’s pupil. The instruments from this initial period have very deep fluting with excessive relief on the edges and very hard modelling of corners.
In 1937 at Stradivari’s bicentenary celebration Dario met Ornati, who subsequently became his principal inspiration.
Ornati’s influence (and through him, that of the Cremonese School) can be seen in the instruments completed in the fifties onwards.
The edges are lighter, rounder and the fluting more shallow. However, on the lower wings of the f-holes, the fluting remains more accentuated than those of Ornati. In his earliest work Dario used Stradivari models but later moved to those of Guarneri del Gesu. While using both the internal and external forms, he always carried out the purfling with the body closed.
He made use of local woods originating from trees that he himself selected in the mountains of the Tuscan Apennines.
Dario established very close contacts with other contemporary Tuscan violin makers such as Fernando Ferroni from whom he learned to use the external form and the fitting of linings over corner blocks (in willow or linden) which Ferroni had inherited from Cesaro Candi of Genoa. After Ferroni’s death, it was Dario who inherited his moulds and tools. His only two pupils were his sons Carlo and Paolo.
Various awards were presented to him: three gold medals at the Exhibition of Genova-Pegli, in 1956, 1958 and 1960; a silver medal in Florence; a gold medal at the Exhibition of Cremona in 1965 for a quartet. During his life, Dario made 156 violins, 37 violas, 2 violoncellos and 2 quartets.
He died on 12th June 1973.
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