[vc_row][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”66417″ img_size=”400×300″][vc_gallery type=”image_grid” images=”66411,66413,66417″ img_size=”120×120″ title=”Galleria Foto”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_custom_heading text=”La Scheda:”][vc_column_text]
Non mi definisco esattamente un musicista. Direi piuttosto che la musica c’è da sempre nella mia vita, in un modo molto importante ma allo stesso tempo anche saltuario e controverso.
Come tanti ho iniziato a suonare con una chitarra classica regalata per Natale da qualche parente lungimirante (la ringrazio ancora), e da lì è iniziato il mio rapporto con la musica suonata.
Ho conosciuto maestri che definirei meglio come guide spirituali, che mi hanno fatto appassionare e mi hanno aiutato a costruire uno strumento utile a sublimare e incanalare in qualcosa di concreto tutto ciò che non sapevo dire.
Studiavo chitarra elettrica e suonavo in cover bands, prevalentemente blues, e poi, un giorno, mi prese voglia di fare qualcosa di mio e scrissi la mia prima canzone in inglese, thin reflection.
Mi è piaciuto, e piano piano ho continuato a scrivere e ad affacciarmi ai concerti acustici.
Dei primi concerti con chitarra e voce ricordo soltanto la tensione, la voce incerta (che ancora rimane) e i mille errori che facevo (che comunque faccio ancora).
Ma soprattutto ricordo il terrore e la vergogna di essere solo davanti ai quei 3-4 gatti, con il pensiero di essere sul palco in balia di me stesso; toccava a me e mi cacavo sotto.
Sono passati ormai diversi anni da quelle prime volte e sono cambiate molte cose, di certo però non è cambiata quella sensazione di timore e brivido prima di suonare davanti a un pubblico.
La sento anche se canto qualche pezzo davanti a due amici.
Mi sono accorto che per me suonare è molto legato al senso di liberazione che dà il fatto di avere uno spazio per potersi esprimere come si vuole, senza filtri, con una musica che hai creato tu e con parole che sono solo tue.
E mi serve mettermi alla prova, per confrontarmi con me stesso, con le mie paure e per cercare di essere la mia versione migliore.
Per questo il mio rapporto con la musica è controverso, perché mi piace molto suonare e mi dà tanto dal punto di vista espressivo, ma è anche faticoso perché devo sfidare ogni volta quella parte di me che non vorrebbe mettersi in gioco.
Per esprimermi al meglio devo scrivere di me e per farlo devo scendere un po’ a fondo nel mio animo, andare a cercare quelle parti scomode e fastidiose che di solito stanno in ombra, portarle alla luce, rielaborarle e trasformarle in qualcosa di comprensibile e piacevole (si spera). È allo stesso tempo una cosa necessaria e frustrante.
Ecco, questo solo per spiegare perché non mi definisco un musicista.
Per parlare di cose più pratiche, potete ascoltare i miei pezzi ogni volta che li suono. Non ho niente di registrato ufficialmente, ma conto di farlo prima o poi.
Ho anche un progetto di musica e poesia, i “Tipi diVersi”, una rivisitazione in chiave acustica di alcune delle più belle poesie del ‘900.
È un progetto dove musica e poesia hanno la stessa importanza, le parole si appoggiano sulla musica e la musica sostiene le parole, sorreggendo e lasciando spazio alla poesia in modo da creare un unico ascolto.
Da poco sono entrato in un nuovo progetto, i Danza Dana, sono molto contento di farne parte e presto ci faremo sentire.
Scheda a cura di Pietro Santini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 2019
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- Danza Dana
- Tipi diVersi
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