FIRENZUOLA – Derivato da antichi riti pagani, dedicati alla fertilità, il Cantamaggio era una pratica diffusa un po’ in tutta Italia. Si voleva salutare l’arrivo della bella stagione che avrebbe portato nuovi raccolti e abbondanza di cibo, dopo il magro periodo invernale. Ci si muoveva in gruppo, di casa in casa, cantando mottetti a volte anche irriverenti e chiedendo offerte ai contadini.
Nella terra nuova di Firenzuola, l’usanza del Maggio, fu probabilmente portata dai fiorentini che vennero ad abitare nel castello tra il Trecento e il !uattrocento. Sul modello di quello di Firenze era un Maggio sfrontato, provocatorio e godereccio.
Piano piano nella Montagna Fiorentina, e in particolare a Cornacchiaia, avrebbe assunto invece una dimensione strettamente religiosa; dopo il primitivo periodo “ gioioso “ i mottetti si trasformarono in inni sacri cantati alla maniera delle laudi, nei quali il saluto alla bella stagione rimane marginale, e diventa prevalente l’interesse verso le anime del Purgatorio e quindi le offerte erano raccolte al fine di poter celebrare delle messe per la loro salvezza.
Purgatorio è una prigione
giù nel centro della terra
dove ogni anima s’ inserra
e ci muove a compassione..
A Cornacchiaia il Maggio partiva dalla pieve. Qui si ritrovavano un gruppo di giovani che dovevano essere robusti, perché c’era da camminare assai, e soprattutto intonati. La sera del 30 aprile a buio inoltrato partivano muniti di lanterna, di balle e cesti, ma anche di un bussolotto di legno tutto infiocchettato per le offerte in denaro. Si giravano tutte le case della parrocchia, fino alla più lontana Ca’ di Gabbrini, sulla strada per l’ Osteria Bruciata. Davanti ad ogni abitazione il gruppo si fermava, cantava alcune strofe e raccoglieva quello che la generosità degli abitanti donava. Il ritorno avveniva la mattina successiva, più o meno al suono delle campane della prima messa. I Maggiaioli, dopo la funzione, si disponevano in cerchio sul sagrato e accoglievano la gente che usciva di chiesa intonando, ancora una volta il canto del Maggio. Al termine il pievano prendeva in consegna il ricavato, quasi sempre in natura: grano, farina, castagne secche, uova, formaggio, formentone, dopodiché invitava tutto il gruppo dei cantori a una ricca colazione. Dopo qualche giorno si celebrava una messa speciale, detta l’ Uffizio del Maggiaiolo, che vedeva sempre, oltre agli interessati, una grande partecipazione di popolo.
Ancora oggi, a Cornacchiaia, si canta il Maggio rimanendo fedeli a questa sua dimensione religiosa, anche se sono state aggiunte alcune strofe che riprendono un po’ gli antichi motivi profani. Come un tempo si gira tutta la parrocchia, magari in auto e non a piedi, ma lo spirito è sempre quello di raccogliere offerte e preghiere per le anime del Purgatorio.
Questa di seguito è la versione del Maggio che si cantava a Cornacchiaia, concorda sostanzialmente con quella che fu raccolta, nell’ottocento, da don Gervasio Vannini di Frena, dalle voci dei suoi parrocchiani, e che probabilmente era simile a quella che veniva cantata un po’ in tutti i popoli di Firenzuola.
Come si vede è un canto essenzialmente religioso che ha lo scopo di alimentare la devozione verso il Purgatorio e la preghiera nei confronti delle anime che lì soggiornano.
Sono 26 strofe di 5 versi ognuna, frutto della devozione popolare e quindi non si osservano sempre i canoni poetici.
(clicca qui per ascoltare l’audio).
Laudato sia Gesù Cristo
voi direte sempre sia,
lauderemo ancor Maria
che del ciel ci dia l’acquisto.
Laudato sia Gesù Cristo.
Siate tutti ben trovati
o devoti di Maria,
se userete cortesia
mai sarete abbandonati.
Siate tutti ben trovati.
O padron di questa villa
siam venuti a visitarvi
e vogliamo salutarvi
voi con tutta la famiglia.
O padron di questa villa.
Siam venuti a cantar maggio
per quell’anime benedette,
se ne stanno in pene strette
se l’ aiuto non è d’ aggio.
Siam venuti a cantar maggio.
Buona gente che dormite
sulle piume arriposate
ma se voi non vi svegliate
nuovo maggio non sentite.
Buona gente che dormite
Per quell’anime cantiamo
San Giuseppe in compagnia,
è lo sposo di Maria
gli fiorisce il giglio in mano.
Per quell’anime cantiamo.
Povere anime meschine
che son là nel Purgatorio
sempre gridano aiutorio
per le carità divine.
Povere anime meschine.
Purgatorio è una prigione
giù nel centro della terra
dove ogni anima s’inserra
e ci muove a compassione.
Purgatorio è una prigione.
Grazie al ciel ch’è giunta l’ ora
di vedere il nuovo maggio,
ogni rosa, ogni erbaggio,
ogni monte si rinfiora.
Grazie al ciel ch’è giunta l’ ora.
Le sue mura son di fuoco
e ci brucia che c’ è drento
vi patiscon gran tormento
se non soccorriamo un poco.
Le sue mura son di fuoco.
Là in quel santo Purgatorio
chi ci ha padre e chi ci ha madre,
chi fratelli, chi sorelle
tutti gridano aiutorio.
Là in quel santo Purgatorio.
Ti rammenti le promesse
che facesti al capezzale
nella morte di tuo padre
che per lui farai dir messe.
Ti rammenti le promesse ?
Senti l’ anima di tuo padre
che a te figlio e figlia chiede
gli facciate un po’ di bene
per lalir all’ alte squadre.
Senti l’ anima di tuo padre.
Senti l’ anima di tua madre
che a te chiede il tuo sussidio
col suo latte ti ha nutrito
questo non lo puoi negare.
Senti l’ anima di tua madre.
Io son priva di ogni bene
ora dive la purgante
ed ho fuoco in ogni istante
e mi trovo in tante pene.
Io son priva di ogni bene.
Pensa, figlio, e presta fede
e non esser tanto ingrato,
tuo padre t’ ha sostentato
e del suo t’ ha lascio erede.
Pensa, figlio, e presta fede.
Verrà il giorno del Giudizio
verrà Dio a giudicare
chi avrà fatto il bene e il male
nella fronte l’ avrà scritto.
Verrà il giorno del Giudizio.
Nella val di Giosafatte
giungeranno i peccatori
oh che pianti oh che dolori
si udiran da quella parte.
Nella val di Giosafatte.
Sentirete suonar la tromba
per deserti, valli e monti
e risorgeranno i morti
per venire alla gran tromba.
Sentirete suonar la tromba.
Non lasciatevi tentare
dal demonio maledetto,
sempre dice tieni stretto
caritate mai non fare.
Non lasciatevi tentare.
Ora su fratelli cari
carità fate abbondanza
Paradiso è nostra stanza
e non c’ entrano gli avari.
Ora su fratelli cari.
Guai a quello che non crede
che ci sia il Purgatorio,
ce lo dice San Gregorio
in articolo di fede.
Guai a quello che non crede.
Carità se voi ci fate,
si faranno sacrifizi
si diranno messe e uffizi
per quell’ anime tormentate.
Carità se voi ci fate.
Vi invitiamo a quelle messe
nella chiesa di Maria
e con voce mesta e pia
pregherem Gesù per esse.
Vi invitiamo a quelle messe.
Reverendi sacerdoti
e ministri dell’ altare,
anche voi vogliam pregare
verso loro esser devoti.
Reverendi sacerdoti.
Ringraziam voi signoria
carità ci avete dato,
vi sarà rimeritato
dalla Vergine Maria.
Ringraziam voi signoria.
Buona notte vi lasciamo
con la pace del Signore
San Giovanni protettore
ancor lui noi ringraziamo.
Buona notte vi lasciamo.
Sergio Moncelli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 27 Aprile 2020
1 commento
Sempre grandissimo Sergio