BORGO SAN LORENZO – Venerdì 24 novembre, alle 21, al teatro Giotto di Borgo San Lorenzo, il gruppo internazionale “Gen Verde” sarà in concerto. Abbiamo incontrato due componenti della band, che è tutta al femminile, le cantanti Raiveth Banfield, di Panama e Alessandra Pasquali, di Roma, rivolgendo loro alcune domande in preparazione all’evento musicale mugellano.
Che spettacolo propone il Gen Verde al pubblico del Mugello?
Raiveth Banfield: Il concerto che il Gen Verde farà a Borgo San Lorenzo nel teatro Giotto, venerdì 24 novembre alle 21 è un concerto acustico: “Gen Verde Acoustic“, appunto, è il titolo. In questo caso specifico dedicato al tema della pace, a cui ovviamente teniamo tantissimo visto che il nostro è un gruppo formato da 19 donne da 14 Nazioni che, nel loro quotidiano, cercano di vivere la fraternità, così come il Vangelo suggerisce, quindi i valori del Vangelo. Prima di tutto cercando di farlo vita ogni giorno, per poi farla diventare musica.
Alessandra Pasquali: Il repertorio che presenteremo è tutto tratto da esperienze di vita personale, ma messe in musica, messe in canzoni, in testi teatrali. Ci saranno momenti in cui introduciamo la canzone e diremo quello che c’è dietro, momenti in cui raccontiamo parti della nostra vita. Sono tutti flash che possono, in un certo senso, dare la misura di quello che noi cerchiamo di trasmettere in ogni nostro concerto, in ogni nostro tour, in ogni nostra attività. Ossia la fraternità è possibile, la possiamo vivere già oggi, adesso. E lo facciamo con vari stili musicali, con ritmi di stampo più latino, rock, rap… con le caratteristiche, il mix giusto di tante culture messe insieme.
Siete appena tornate da un tour di due mesi negli Stati Uniti, ma anche prima anche avete viaggiato tanto in Europa quest’anno. Com’è andata e anche qual è il vostro approccio per questo concerto?
Alessandra Pasquali: Siamo tornate da pochissimo dai nostri due mesi di tour negli Stati Uniti. Un tour che ha attraversato 10 città: New York, Filadelfia, Atlanta, Corpus Christi, Houston, Chicago, San Francisco, San Jose, Planada, Los Angeles… insomma da costa a costa.
Abbiamo fatto concerti, workshop artistici, laboratori liturgici, abbiamo cantato anche in tante messe, abbiamo conosciuto realtà ecclesiali nuove. Abbiamo di sicuro attraversato gli Stati Uniti anche grazie ai nostri amici trovati lì, sia del Movimento dei Focolari sia della Famiglia Vincenziana, che ci hanno presentato e messe a contatto con la loro realtà, fatta anche di tante sfide.
In ogni caso, chiunque abbiamo incontrato, in qualsiasi realtà ci siamo trovate, città grandi, città piccole, realtà in periferia, magari più povere economicamente o altre con più risorse, tutte le volte la cosa che è venuta più in luce è questa sete di speranza, di fraternità. Ripeto spesso questa parole perché penso che ci riguarda tantissimo. In un certo senso, sentiamo che dovremmo ritornare, non solo perché gli Stati Uniti sono grandi, ma anche perché dobbiamo continuare un percorso iniziato e che tanti hanno chiesto che continui.
Raiveth Banfield: Quest’anno abbiamo anche girato tanto in Europa: Ungheria, Austria, Romania, Polonia, Slovacchia, Germania, Slovenia, Portogallo, sempre incontrando giovani, famiglie… l’elemento comune è quello che si diceva prima, cioè questa esigenza di costruire un mondo in cui tutti si possano sentire fratelli. Ogni luogo ha le sue sfide, però una nota che è molto forte, che è anche rimasta molto nei nostri cuori, è vedere quanti giovani cercano e credono che l’amore di Dio fa ancora parte della loro vita, è ancora la cosa che si ricerca di più, comunque vivere per un mondo migliore. Abbiamo trovato tanta creatività e desiderio di costruire cose positive per l’umanità proprio nel mondo giovanile.
Alessandra Pasquali: E dopo tanto tempo in giro, in Europa, Stati Uniti, ci fa un immenso piacere poter fare un concerto proprio vicino casa, nel nostro territorio, dove viviamo, abbiamo la nostra sede, la nostra abitazione. Ma soprattutto poter fare un concerto per le persone “di casa nostra”, ci fa un immenso piacere, ci dà tanta gioia, anche poterla incontrare dopo il concerto.
Il concerto di Borgo San Lorenzo sarà dedicato al tema della pace: cosa vuol dire per voi la pace?
Raiveth Banfield: Questa è una domanda importante… per noi la pace è una scelta consapevole e quotidiana. Infatti essendo di 14 Paesi diversi, avendo background differenti, viviamo tante volte questa sfida e solo vedendo ogni differenza come una ricchezza diventa il mattone per costruire il ponte di pace che occorre nel nostro piccolo.
Non è mai una scelta facile, ma pensiamo che solo così, cercando il dialogo tra di noi e con chi ci troviamo, solo cercando il bene abbiamo la possibilità di cambiare il mondo. E così ha senso salire su un palco e cantarlo, solo se è vita prima.
Alessandra Pasquali: Sì, come appunto dicevamo nella prima domanda, questo concerto è dedicato alla pace ed è una tematica che ci sta particolarmente a cuore. È qualcosa per cui viviamo, non solo perché è un tema scottante adesso, ma anche perché cerchiamo di realizzarla quotidianamente. È un tema che riguarda la nostra quotidianità nel senso che è una scelta quotidiana, cioè non è scontato che ci sia. Ed è una cosa per cui bisogna anche fare sacrifici, in un certo senso. Perché la pace ha come presupposto, per esempio, l’ascolto, l’apertura nei confronti di chi è diverso da noi… non solo come cultura e nazionalità, ma anche come personalità.
La pace si costruisce adesso, in questo momento. E per questo vogliamo che questo concerto, come disse una volta un ragazzo che ha partecipato ai nostri laboratori artistici, con il microfono in mano davanti ad un grande pubblico, eravamo in un teatro italiano abbastanza colmo di gente… e lui ha detto: noi vorremmo non solo cantarvi una bella canzone che parla di pace, vorremmo che uscendo da questa sala, tutti quanti voi la sceglieste nella vostra quotidianità, che diventi per voi uno stile di vita. Ecco, questo ci auguriamo anche noi.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 22 novembre 2023