Far musica dal vivo in Mugello. Sempre più difficile?
Il Mugello ha dato più volte prova di essere un terreno fertile per lo sviluppo di musicisti e band. E in un momento come questo, in cui la digitalizzazione ha soppresso qualunque guadagno dalla vendita della musica, ancora più fondamentali sono gli spettacoli live.
Parlando e confrontandoci ci è sorta una domanda: com’è la situazione della musica dal vivo in Mugello?
Abbiamo fatto un giro e chiesto ad alcuni musicisti, proprietari di locali e lavoratori del settore di esprimerci le loro impressioni su questo argomento.
“Ci sono senza dubbio molti musicisti” ci ha detto Luca Fanti, titolare dello studio di registrazione Seventy70.
E Stefano Morozzi, cantante e chitarrista, lo ha confermato: “I ragazzi hanno voglia di esprimersi attraverso la musica e ci sono ottime scuole, che permettono agli allievi di raggiungere livelli molto alti.”
Nessun dubbio, il Mugello è ricco di musicisti che hanno voglia di mettersi in gioco e che sono in grado farlo. Ma allora perché le occasioni di suonare dal vivo sono così poche?
“Creare una manifestazione in cui ci siano gruppi che suonano dal vivo può essere un grande investimento, che spesso non ha un ritorno economico – ci ha raccontato Luca. – I proprietari dei locali vorrebbero avere un guadagno immediato da ogni serata, quando invece c’è bisogno di fare un investimento. Servono tempo e una programmazione ricca. La gente deve sapere che in quel locale, quel giorno della settimana, ci sarà musica live.”
Allora ci siamo rivolti a Lorenzo, proprietario del Tiratardi. Da quando hanno avviato l’attività, a maggio di quest’anno, propongono ogni venerdì musica dal vivo, ospitando varie band e musicisti della zona.
“Noi lo facciamo per passione – ha ammesso Lorenzo. – Pagando i musicisti e dando alla Siae una percentuale sugli incassi non riusciamo mai a riprendere i costi.”
Il locale si trova nel pieno centro storico di Scarperia, circondato da abitazioni. Ci sono quindi molte limitazioni sui volumi e sugli orari.
“Mi dispiace soltanto – aggiunge – che chi ha uno spazio più grande e adatto del nostro non abbia voglia di mettersi in gioco sotto questo aspetto.”
Quindi, facendo il punto della situazione abbiamo capito che ciò che manca è la voglia, da parte di chi potrebbe organizzare questo tipo di eventi, di investire sulla musica dal vivo.
“Fino a pochi anni fa – racconta Luca – acquistavano un Cd e passavano ore in silenzio ad ascoltarlo, mentre adesso siamo in un momento storico in cui la musica ha perso valore.”
Luca, insieme agli amici con cui è cresciuto, ascoltando musica e suonando, ha dato vita a diverse realtà che tutt’oggi hanno una grande rilevanza nel panorama musicale mugellano e non solo.
Allora ci è sorta un’altra domanda: e se fossero proprio le band e i musicisti a fare qualcosa?
“Mi sembra che i musicisti siano molto chiusi – confessa Luca. – Chi ascolta o suona un genere musicale spesso non conosce i classici, e non ha un dialogo con chi ascolta o suona generi diversi. Ognuno ha la propria stanza in cui fare le prove e manca un confronto, uno scambio.”
Mentre Stefano Morozzi, al contrario, ha avuto esperienze più positive: “Mi è capitato che, suonando nella zona, si creassero situazioni interessanti – ci ha detto – che hanno dato vita a collaborazioni molto significative.”
È quindi proprio il confronto, lo scambio tra i musicisti che potrebbe permettere al Mugello di creare situazione sempre più interessanti in cui proporre musica dal vivo.
Un obiettivo difficile da raggiungere, ma che non delega più ad altri la propria realizzazione, e parte da chi vive la musica in prima linea.
“La musica è un linguaggio – aggiunge Luca – e come ogni linguaggio deve essere parlato, per non morire.”
Pietro Santini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 15 dicembre 2019