Alice, professione musicoterapeuta
BARBERINO DI MUGELLO – Alice Mazzara Bologna è una ragazza giovanissima, ma ricca di entusiasmo, altruismo e voglia di fare e di aiutare gli altri. Dopo la laurea ed un percorso come educatrice scolastica ha deciso di rivoluzionare la sua vita iniziando un nuovo percorso: quello della musicoterapeuta, un mestiere difficile quanto importante. L’abbiamo incontrata per chiederle di raccontare la sua nuova attività professionale.
Che cos’è la Musicoterapia? Partiamo dalla definizione di Kenneth E. Bruscia, docente alla Temple University di Philadelphia, del 1987, punto di riferimento fondamentale per i tecnici qualificati del settore: “La musicoterapia è un processo sistematico di intervento dove il terapeuta aiuta il il cliente a migliorare il proprio stato di salute utilizzando esperienze musicali e le relazioni che si sviluppano attraverso di esse come forze di cambiamento”. Che vuol dire? Innanzitutto è importante separare la Musicoterapia dalla pedagogia musicale o dall’educazione musicale speciale, che sono altri ambiti dove viene utilizzata la musica per altri scopi. La Musicoterapia dinamica, che è l’approccio che seguo io, prende i suoi fondamenti dalle teorie psicodinamiche, quindi da maestri della psicoanalisi come Freud, Bion, Lacan, Klein… che danno un riferimento sul quale possiamo muoverci. In pratica si tratta di strumenti teorici di base. Per fare un esempio pratico: se l’utente si comporta in un determinato modo, grazie a questi strumenti, noi riusciamo ad analizzarlo dando un punto di vista psicoanalitico. Però non confondiamo le due terapie. Noi non siamo psicoterapeuti o psicologi.
Perché la musica? Perché è un canale privilegiato per l’espressione degli stati interni: attraverso la musica improvvisata, tecnica principale della musicoterapia dinamica, l’utente – che avrà a disposizione una serie di strumenti, per circa 45 minuti – riesce ad esprimere quello che prova, le proprie emozioni, all’interno di un “setting”. Quindi il suono e la musica sono utilizzati come mediatori espressivi per sviluppare una relazione con l’utente, consentendogli di sperimentare cambiamenti intra e interpersonali.
Come si diventa Musicoterapeuta? È necessario un percorso di formazione biennale o triennale, secondo i i parametri dell’Aim – Associazione Italiana Musicoterapia – di minimo 1.200 ore, compreso il tirocinio. In Toscana ci sono, tra gli altri, due corsi biennali che hanno il riconoscimento della Regione. Una volta terminato il corso diventi “Tecnico qualificato in Musicoterapia”. Si tratta di corsi molto esperienziali, durante i quali i ragazzi in formazione fanno improvvisazione, lavori di riflessione interna e di relazione con l’altro. Inoltre, durante il corso svolgeranno un tirocinio pratico dove potranno lavorare all’interno di varie strutture come Asl, scuole, centri diurni, ospedali…
Tu quando hai iniziato questo percorso e perché? Ho iniziato nel 2014. Innanzi tutto sono una musicista, cosa sicuramente importante, visto che nel test di ammissione è richiesta una conoscenza base della musica. Inoltre, vengo da una precedente esperienza come educatrice nelle scuole, dopo la laurea triennale in scienze dell’educazione sociale. Quindi ho avuto a che fare con la disabilità ed il disagio nei bambini, e mi sono trovata inserita in situazioni familiari complesse. Essendo musicista, quando lavoravo appunto come educatrice mi è capitato di utilizzare la musica in diverse situazioni ed ho sentito una sorta di “risposta”, e allora mi sono chiesta se forse con la musica avrei potuto fare di più. A quel punto ho trovato il corso di Musicoterapia e ho quindi iniziato questo percorso.
Cosa ti porta a fare un lavoro, che certo è complicato anche dal punto emotivo? Sicuramente avevo anche io interesse a scavarmi dentro, e quando lo fai in maniera tutelata, ti fa bene a livello personale. Ti rendi conto che il controllo dei tuoi stati interni migliora, aumenta, e che grazie all’analisi e alla Musicoterapia trovi un equilibrio maggiore e questo mi motiva ancora di più, perché grazie a questo percorso posso aiutare altre persone a trovare il proprio equilibrio. Perché l’obiettivo è il raggiungimento di “uno stato di benessere dell’utente, non apparente” e quindi è inevitabile passare dalla sofferenza, elaborarla e riuscire a padroneggiarla.
E adesso? La formazione non finisce mai. Ci sono molti seminari, tra cui uno il 3 marzo a Barberino, che è sempre occasione per imparare qualcosa di nuovo, e poi mi sono iscritta ad un corso per “l’utilizzo della voce nella Musicoterapia”, quindi si può dire che mi sto “specializzando”.
È comunque ancora una pratica poco conosciuta. Come fa un “potenziale utente” a sapere che deve rivolgersi ad un Musicoterapeuta? Anche per questo sto organizzando un seminario sulla “Musicoterapia in Mugello”, per far conoscere di più questa disciplina. Inoltre, io faccio alcune “sedute” nelle scuole, anche se è una cosa un po’ diversa perché il setting, che di solito è limitato ad una sola persona, è “di gruppo” ma è comunque molto importante. Poi, come in quasi tutte le cose funziona tanto il passaparola. Infine, è importante anche la collaborazione con le strutture sanitarie come l’Asl, che indirizzano gli utenti verso la terapia migliore.
Ma, in pratica, come funziona una seduta? Eh, dipende da tante situazioni. Se l’utente sa parlare oppure no, ad esempio. In ogni caso per certi versi si avvicina alla terapia “classica”. Se l’utente è verbale chiedo come sta, se ha voglia di parlare o di restare in silenzio, nella Musicoterapia anche il silenzio è molto importante, potrebbe essere un silenzio “vuoto” o di “elaborazione”. Se poi l’utente non sa suonare alcun strumento è anche meglio, avrà modo di esprimersi in maniera più spontanea. Non si tratta di didattica musicale e quindi grazie anche ad una vasta gamma di strumenti, dai più semplici ai più complessi, l’utente potrà esprimere se stesso attraverso l’utilizzo di strumenti in maniera del tutto “sensoriale”. È poi compito mio sintonizzarmi con le eventuali stereotipie, analizzarle e comportarmi di conseguenza suonando in “sincro” con partecipazione empatica, facendo sentire al cliente che sei lì e che riesci a dare un senso a quello che lui prova.
Dove ti possiamo trovare? Al Centro Civico di Barberino, visto che è dotato di una sala prove insonorizzata ed adatta anche ai settings. Per contattarmi potete telefonarmi al 333 3204213 o mandare una mail.
Irene De Vito
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 19 febbraio 2018
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