
MUGELLO – La Rubrica di Musica e Cultura a cura di Giacomo Pelanti si occupa di musica, arte ed intrattenimento, con l’obiettivo di osservare ciò che accade nel mondo artistico, mantenendo un taglio creativo, alternativo e moderno. Oggi è la volta di un duo musicale che sta conquistando i cuori di molti con la sua proposta acustica fresca e coinvolgente: i “Cool Beans”. Composto da due talentuosi musicisti borghigiani, il duo è pronto a portare la loro musica dal vivo al Mugello Voice @ Loft32 – Ikebana il prossimo 15 marzo dalle ore 20:30, regalando al pubblico un’esperienza sonora unica. Abbiamo avuto il piacere di intervistare i “Cool Beans” per scoprire di più sulla loro musica, il loro percorso e le emozioni che vogliono trasmettere al loro pubblico. Ecco cosa ci hanno raccontato.
Cominciamo subito con una domanda facile: come descrivereste il vostro sound in poche parole?
Sara : “Direi che il nostro è un indie pop acustico, molto spontaneo, quasi cozy. Mi piace pensarlo come un rifugio musicale”.
Paolo: “È un sound tranquillo ed emotivo, che mette a proprio agio chi ascolta”.
La vostra scelta di fare cover pop moderne è davvero interessante. Come scegliete le canzoni da reinterpretare?
Sara: “In realtà, ci piace scegliere brani che pensiamo possano rappresentarci. Cerchiamo di mettere una sfumatura personale, anche se ogni tanto ci concediamo qualche sfida, reinterpretando qualcosa di più lontano dal nostro stile”.
Paolo: “È un mix tra ciò che ascoltiamo e ciò che rispecchia il nostro sound. La scelta dipende anche dall’emozione che quella canzone ci suscita”.
La chimica tra la chitarra e la voce di Sara è davvero incredibile. Come vi trovate a lavorare insieme come duo?
Sara: “La nostra connessione va oltre la musica. Siamo migliori amici da prima di diventare un duo, quindi la sintonia è naturale. Siamo praticamente in sintonia in ogni momento, sia prima che durante che dopo le performance.
Paolo: “Sì, quella complicità è il nostro punto di forza. La nostra amicizia rende tutto più facile e vero, ed è alla base di ogni performance”.
Parlando del vostro repertorio, c’è una cover che sentite particolarmente vostra?
Sara: “Per me, ‘Hallelujah’ è la cover che mi rappresenta di più. L’ho cantata per la prima volta da piccola, e ogni volta che la ripropongo, rivivo la mia crescita musicale e personale”.
Paolo: “Io sono molto legato a ‘Niente di speciale’ per il suo romanticismo crudo e realistico. Ma se devo pensare a una canzone che ci rappresenta come duo, direi ‘Be My Mistake’, che è stata la prima che abbiamo provato insieme.
Quando reinterpretate una canzone, cosa cercate di trasmettere al pubblico?
Sara: “Penso che la mia caratteristica principale sia la trasparenza. Se una canzone mi fa triste, lo trasmetto. Se mi dà rabbia o allegria, lo faccio vedere. Cerco di essere onesta con le emozioni che sento”.
Paolo: “Per me, la musica è sempre stata il mezzo migliore per esprimere le mie emozioni. Ogni canzone è un pezzo di me, e cerco sempre di far sentire al pubblico ciò che quella canzone rappresenta per me”.
Essendo un duo acustico, come gestite l’aspetto scenico durante le performance live?
Sara: “Dipende molto dalla serata, ma in generale preferiamo creare un’atmosfera intima. Ci piace che il pubblico senta la connessione che abbiamo, ma riusciamo anche a coinvolgerlo se il momento lo richiede”.
Paolo: “Con due voci riusciamo a creare dinamiche interessanti e a colmare quella mancanza di ritmo che solitamente si ha in un duo acustico”.
C’è un artista o un gruppo che vi ispira particolarmente?
Sara: “Non c’è un singolo artista che mi influenza di più. Ascolto davvero di tutto, dai generi più disparati. La vita stessa è una fonte di ispirazione, più degli altri artisti”.
Paolo: “Io sono più influenzato da vari generi, in particolare l’indie rock internazionale e il cantautorato italiano. Questi mi accompagnano da sempre, sia nella vita che nella musica”.
E i vostri progetti futuri? Cosa avete in mente?
Sara: “Per ora, il nostro progetto principale è semplicemente vivere la musica insieme, senza fretta. Dove ci porterà, lo scopriremo col tempo”.
Paolo: “Non abbiamo obiettivi fissi, ma ci piace l’idea di evolverci insieme, sia musicalmente che come persone”.
Un’ultima domanda: che consiglio dareste a chi vuole intraprendere un percorso simile al vostro, magari in un piccolo ambiente locale?
Sara: “Per me, non è tanto una questione di ambiente, ma di voglia di farlo. Chi ama la musica trova sempre il modo di praticarla, e a me basta starci in mezzo”.
Paolo: “La cosa più importante è condividere la musica con gli altri. Creare una community intorno a ciò che si fa è essenziale, indipendentemente dall’ambiente in cui ci si trova”.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 12 Marzo 2025